Context method: osservare gli utenti nel loro contesto per progettare esperienze rilevanti
Le decisioni strategiche si giocano sulla capacità di leggere la realtà. Comprendere davvero le persone per cui progettiamo significa non limitarci a ciò che dichiarano, ma osservare come vivono, scelgono e interagiscono nel loro ambiente reale.
Per questo, i context method – un insieme di tecniche di ricerca qualitativa che studiano gli utenti nel loro contesto d’uso – stanno diventando sempre più importanti nei processi di progettazione centrati sulla persona.
Si tratta di strumenti preziosi per chi sviluppa servizi digitali, prodotti complessi o ecosistemi multicanale. Perché è nel contesto – e non in laboratorio – che emergono bisogni, vincoli e opportunità progettuali che fanno la differenza.
Cosa sono i context method
I context method sono approcci di ricerca che si focalizzano sull’osservazione diretta e partecipata degli utenti nel loro ambiente quotidiano. L’obiettivo è raccogliere insight qualitativi profondi, difficilmente rilevabili con metodi quantitativi o test di usabilità condotti in ambienti artificiali.
A differenza di sondaggi o interviste tradizionali, i context method vanno oltre ciò che l’utente dice: osservano ciò che fa, nel contesto in cui lo fa. Ed è qui che emergono le incongruenze, le soluzioni adattive, i workaround, le difficoltà latenti e le vere priorità.
Tra i principali context method troviamo:
- L’indagine contestuale (contextual inquiry)
- I diary studies
- Le osservazioni sul campo non moderate
- Le interviste in ambiente naturale
Analizziamo ora ciascuna di queste tecniche, fondamentali per chi vuole costruire una Customer Journey Map veramente aderente alla realtà degli utenti.
Indagine contestuale
L’indagine contestuale è una forma avanzata di intervista condotta direttamente nel luogo in cui l’utente svolge una determinata attività, mentre la svolge. Il ricercatore assume un ruolo di osservatore-partecipante, lasciando che l’utente agisca liberamente, intervenendo con domande puntuali per approfondire azioni, scelte e motivazioni.
Quando utilizzarla
- Quando si progettano strumenti professionali (es. software gestionali, CRM, interfacce per operatori)
- Quando il contesto ambientale incide fortemente sull’esperienza (es. magazzini, ambienti sanitari, trasporti)
- Quando si vogliono esplorare flussi di lavoro complessi o poco standardizzati
Un esempio concreto
Immagina di voler riprogettare l’interfaccia di un’applicazione mobile per tecnici manutentori. Un test in laboratorio può mostrare se l’interfaccia è usabile, ma non rivela cosa succede durante l’intervento sul campo: come gestiscono la connessione scarsa? Usano guanti? Come interagiscono con più dispositivi contemporaneamente?
Con un’indagine contestuale sul luogo di lavoro, è possibile raccogliere queste informazioni osservando i tecnici mentre eseguono i loro compiti reali. L’analisi dell’interazione nel contesto svela problemi nascosti, strategie adattive e potenziali migliorie che non emergerebbero altrove.
Un caso simile lo abbiamo affrontato con Publiacqua, dove abbiamo progettato un’app pensata proprio per gli operatori sul campo: clicca qui per scoprire il Case Study.

Diary studies
I diary studies sono studi longitudinali in cui gli utenti registrano autonomamente le loro esperienze, riflessioni e comportamenti in relazione a un prodotto o servizio. Il diario può assumere varie forme: app mobile, moduli online, note vocali o fotografie.
Quando utilizzarli
- Quando si vuole osservare l’interazione con un servizio che si sviluppa nel tempo (es. onboarding, customer journey a lungo termine, app wellness o banking)
- Quando non è possibile essere presenti durante l’uso del prodotto
- Quando è importante rilevare variazioni, abitudini, ciclicità o uso in contesti diversi

Un esempio concreto
Supponiamo di voler migliorare l’esperienza utente di una piattaforma di e-learning. Il comportamento non si esaurisce in una sessione: si sviluppa nel tempo, con sessioni distribuite, pause, momenti di frustrazione, successo, abbandono.
Chiedere agli utenti di documentare per una o due settimane il proprio utilizzo (con screenshot, brevi note vocali o domande guida come “Perché ti sei interrotto?”, “Cosa ti ha aiutato a tornare?”) permette di comprendere l’evoluzione dell’esperienza, i picchi di motivazione e le criticità distribuite nel tempo.
Osservazione sul campo non moderata
A differenza dell’indagine contestuale, l’osservazione non moderata prevede che il ricercatore assista al comportamento dell’utente senza intervenire o porre domande durante l’attività. È una tecnica più “etnografica”, utile quando si vuole minimizzare l’effetto della presenza del ricercatore.
Quando utilizzarla
- Quando l’interazione può essere disturbata da domande o interruzioni
- Quando si vuole osservare l’ambiente nel suo svolgimento naturale (es. interazioni in negozio, spazi pubblici, eventi)
- Quando si cerca di rilevare pattern di comportamento inconsapevoli o automatici

Un esempio concreto
In uno studio sul comportamento d’acquisto in una grande catena retail, ad esempio, i ricercatori possono osservare come le persone si muovono nel punto vendita, dove si soffermano, se utilizzano un totem interattivo o ignorano la segnaletica digitale. L’interazione viene registrata e successivamente analizzata per individuare barriere, esigenze implicite o aspetti migliorabili dell’ambiente fisico-digitale.
Interviste in ambiente naturale
Le interviste in ambiente naturale combinano la forza del dialogo con il valore del contesto. Si svolgono nel luogo in cui l’utente utilizza realmente un prodotto o servizio, e puntano a raccogliere insight su esperienze, emozioni, aspettative e difficoltà.
Quando utilizzarle
- Quando l’ambiente fisico gioca un ruolo chiave nella percezione del servizio
- Quando si vuole stimolare la memoria episodica dell’utente (facilitata dal contesto)
- Quando si ha poco tempo per un’osservazione lunga, ma si vuole comunque “entrare” nella realtà dell’utente
Un esempio concreto
Un’intervista con clienti che utilizzano un’app per prenotare servizi domestici, svolta direttamente a casa loro, può far emergere spunti su come prendono decisioni: quali fattori considerano prima di scegliere un professionista, come gestiscono le notifiche, che ruolo ha il tempo disponibile o il livello di fiducia.
Context Method: quando ha senso applicarli
I context method non sono necessariamente costosi o complessi da implementare. Possono essere adottati in forma agile, anche all’interno di cicli di sviluppo iterativi. I momenti in cui risultano più strategici sono:
- In fase esplorativa di un nuovo progetto: quando non si conoscono ancora i bisogni reali degli utenti o si vuole validare un’intuizione
- In fase di redesign o ottimizzazione: per scoprire punti di frizione o opportunità non emerse nei dati quantitativi
- Per segmenti utente molto specifici: dove il comportamento è fortemente legato al contesto (es. operatori sanitari, logistica, utenti con disabilità)
- Per prodotti che si integrano nella quotidianità: applicazioni mobile, smart home, wearable

Integrare i context method in una strategia di design significa andare oltre l’efficienza dell’interfaccia. Significa progettare valore, perché ciò che si apprende dall’osservazione diretta è spesso ciò che definisce l’efficacia di un’intera esperienza utente.
Inoltre, la cultura dell’osservazione e dell’ascolto diffusa nel team favorisce un mindset più aperto, sperimentale e centrato sull’utente. E questo, nel medio periodo, ha un impatto diretto sulla competitività.
Se il tuo obiettivo è creare una relazione autentica tra brand e persone, leggi anche CX Design: crea un legame con i tuoi utenti in un business phygital.
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